sabato 12 aprile 2014

I dolori del giovane Werther


La curiosità nei confronti di Goethe si è ri-manifestata, dopo “Affinità elettive“, trovando un riferimento a “I dolori” in “La morte a Venezia”. Goethe influenza profondamente il pensiero di Mann relativo alla contraddizione tra spirito e vita e alla loro ricomposizione in una struttura equilibrata. Centrali, tematiche d’amore e della natura, allo stesso tempo ispirazione e fonti di sofferenza, intrecciate e in parte confuse insieme.

Werther prova un indomabile sentimento per Lotte, irrinunciabile. Si ritrae da un fuoco, ma una forza misteriosa lo spinge avanti, la vertigine s’impadronisce di tutti i sensi. E’ un’amore totalizzante, che necessita del dono esclusivo di ogni energia, ma sacrificio leggero, perchè i desideri per sé sono riposti nella concquista dell’amata; felicità come approdo, dopo un lungo cammino, percorso con fedeltà e costanza. Forza che domina tutto l’essere dell’uomo. Un’amore che allontana Werther, giovane pittore, dall’obbligo artistico, non più guida, sprono, fiamma. Il cuore divampa di per sé, senza necessità della creazione. Rapito dai profumi inebrianti, stimolato a sentimenti e pensieri sempre lieti, rientrare in se stesso significa varcare un universo di presentimenti e oscuri desideri, manchevole di immagini e forze viventi. La fantasia, elevata ed eccitata dalle immagini della poesia, costruisce una serie di esseri tra i quali noi occupiamo l’ultimo posto, e tutto ci sembra più splendido e perfetto.

L’amore, come l’arte, nobilita, perchè in sua presenza l’uomo diventa più di ciò che era, ed è tutto ciò che avrebbe potuto essere. Motore dell’esistenza, motivo stesso di vita. La donna come presenza angelica, salvifica della condizione di sofferenza dell’uomo, via di fuga da essa e di raggiungimento della felicità. Ma, come forse tutte le cose del mondo, contiene in sé il germe del proprio contrario, che spietato travolge e s’impossessa del presente. Ciò che forma la felicità dell’uomo è nello stesso tempo l’origine della sua miseria. Quel caldo e pieno sentimento del cuore, provocato dall’amore verso Lotte, si muta in una tortura intollerabile, perchè lei è destinata in matrimonio ad Alberto.

Cosa sarebbe per la nostra anima un’esistenza senza amore? Una lanterna magica senza luce. Ma appena vi si mette la piccola lampada, ecco che le immagini più varie appaiono sulla parete bianca. E nonostante siano fantasmi fuggenti, ci rendono ugualmente felici, quando sostiamo davanti ad essi, simili a innocenti fanciulli, estasiati dalle meravigliose apparizioni. Ogni cosa, volente o nolente, passa e scompare con la velocità del fulmine, i fiori della vita non sono che fugaci apparizioni, appunto; grande tesoro, comunque, è il ricordo della felicità goduta in quei pochi beati gioni, destinati a non tornare più.

La natura è insieme sfondo, sublime corollario dello stato di grazia, e luogo di riposo dall’affanno amoroso, ricomposizione dell’animo nel momento di pace, neutrale, per riprendere poi, rinfrescato e rigenerato, il viaggio. Natura dispensatrice di serenità, vicina all’anima dell’artista, misteriosa come l’origine della sua sensibilità. Entità che raccoglie la volontà e l’esigenza dell’uomo sensibile di allargarsi e perdersi, confondendosi in qualcosa di più grande. Come deificato nell’espansione di bellezza, le cui splendide forme rinnovano, vivificandola, l’anima. Dona l’illusione di poter concretizzare ciò cui anela l’animo, d’avere le ali della gru per posarsi sulla riva del mare illimitato e bere alla coppa spumeggiante dell’infinito, e per un solo istante accogliere nella stretta capacità del petto una stilla dell’estasi di quell’essere che crea ogni cosa in sé e da sé. Illusione perchè, oltre le fiorite valli e montagne alberate, si aprono abissi dove precipitano impetuosi torrenti, risuonano selve di bestiali presagi. Si scopre la forza distruttrice celata nell’essenza della natura, che non produce cosa alcuna che non distrugga.
Scritto da: Antonio

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