La curiosità nei confronti di Goethe si è ri-manifestata,
dopo “Affinità elettive“, trovando un riferimento a “I dolori” in “La morte a
Venezia”. Goethe influenza profondamente il pensiero di Mann relativo alla
contraddizione tra spirito e vita e alla loro ricomposizione in una struttura
equilibrata. Centrali, tematiche d’amore e della natura, allo stesso tempo ispirazione
e fonti di sofferenza, intrecciate e in parte confuse insieme.
Werther prova un indomabile sentimento per Lotte,
irrinunciabile. Si ritrae da un fuoco, ma una forza misteriosa lo spinge
avanti, la vertigine s’impadronisce di tutti i sensi. E’ un’amore totalizzante,
che necessita del dono esclusivo di ogni energia, ma sacrificio leggero, perchè
i desideri per sé sono riposti nella concquista dell’amata; felicità come approdo,
dopo un lungo cammino, percorso con fedeltà e costanza. Forza che domina tutto
l’essere dell’uomo. Un’amore che allontana Werther, giovane pittore,
dall’obbligo artistico, non più guida, sprono, fiamma. Il cuore divampa di per
sé, senza necessità della creazione. Rapito dai profumi inebrianti, stimolato a
sentimenti e pensieri sempre lieti, rientrare in se stesso significa varcare un
universo di presentimenti e oscuri desideri, manchevole di immagini e forze
viventi. La fantasia, elevata ed eccitata dalle immagini della poesia,
costruisce una serie di esseri tra i quali noi occupiamo l’ultimo posto, e
tutto ci sembra più splendido e perfetto.
L’amore, come l’arte, nobilita, perchè in sua presenza
l’uomo diventa più di ciò che era, ed è tutto ciò che avrebbe potuto essere.
Motore dell’esistenza, motivo stesso di vita. La donna come presenza angelica,
salvifica della condizione di sofferenza dell’uomo, via di fuga da essa e di
raggiungimento della felicità. Ma, come forse tutte le cose del mondo, contiene
in sé il germe del proprio contrario, che spietato travolge e s’impossessa del
presente. Ciò che forma la felicità dell’uomo è nello stesso tempo l’origine
della sua miseria. Quel caldo e pieno sentimento del cuore, provocato
dall’amore verso Lotte, si muta in una tortura intollerabile, perchè lei è
destinata in matrimonio ad Alberto.
Cosa sarebbe per la nostra anima un’esistenza senza amore?
Una lanterna magica senza luce. Ma appena vi si mette la piccola lampada, ecco
che le immagini più varie appaiono sulla parete bianca. E nonostante siano
fantasmi fuggenti, ci rendono ugualmente felici, quando sostiamo davanti ad
essi, simili a innocenti fanciulli, estasiati dalle meravigliose apparizioni. Ogni
cosa, volente o nolente, passa e scompare con la velocità del fulmine, i fiori
della vita non sono che fugaci apparizioni, appunto; grande tesoro, comunque, è
il ricordo della felicità goduta in quei pochi beati gioni, destinati a non
tornare più.
La natura è insieme sfondo, sublime corollario dello stato
di grazia, e luogo di riposo dall’affanno amoroso, ricomposizione dell’animo
nel momento di pace, neutrale, per riprendere poi, rinfrescato e rigenerato, il
viaggio. Natura dispensatrice di serenità, vicina all’anima dell’artista,
misteriosa come l’origine della sua sensibilità. Entità che raccoglie la
volontà e l’esigenza dell’uomo sensibile di allargarsi e perdersi,
confondendosi in qualcosa di più grande. Come deificato nell’espansione di
bellezza, le cui splendide forme rinnovano, vivificandola, l’anima. Dona
l’illusione di poter concretizzare ciò cui anela l’animo, d’avere le ali della
gru per posarsi sulla riva del mare illimitato e bere alla coppa spumeggiante
dell’infinito, e per un solo istante accogliere nella stretta capacità del
petto una stilla dell’estasi di quell’essere che crea ogni cosa in sé e da sé.
Illusione perchè, oltre le fiorite valli e montagne alberate, si aprono abissi
dove precipitano impetuosi torrenti, risuonano selve di bestiali presagi. Si
scopre la forza distruttrice celata nell’essenza della natura, che non produce
cosa alcuna che non distrugga.
Scritto da: Antonio
Scritto da: Antonio
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